I luoghi della protesta

Questo slideshow richiede JavaScript.

Dal 28 maggio nella zona tra piazza Taksim e il Gezi Park si scontrano manifestanti e forze governative. I luoghi della protesta si trovano proprio al centro di Istanbul, in una delle zone più trafficate della città sospesa tra Oriente e Occidente.

OccupyTaksim: genesi di una protesta

Dal 28 maggio una città intera, Istanbul, è scesa in piazza per difendere alcuni alberi del Parco Gezi, nel mezzo della centralissima area fra Asker Çaddesi e piazza Taksim. Nel distretto di Beyoğlu, è una delle aree verdi più piccole di Istanbul, creato nel 1943: una piccola oasi di aiuole, fiori e panchine in una delle zone più trafficate della città. Gli alberi di noce del parco sono un  ostacolo alla ricostruzione della caserma Taksim, un edificio militare voluto dal sultano Selim III nel 1806 proprio nell’area verde. I piani per la caserma, però, hanno incluso anche la costruzione di un nuovo e moderno centro commerciale.È molto facile immaginare che in un’area con un così elevato prezzo al metro quadro, gli unici investimenti possibili coinvolgono strutture alberghiere o commerciali (proprio accanto ad un Hilton hotel ed a due passi dal Marmara hotel). La gente sa che quello spazio è necessario alla città per respirare. Il movimento “occupyTaksim” è dal 28 maggio in picchetto permanente all’interno del parco per impedire che le operazioni di “bonifica” delle ruspe vadano a compimento e di fronte alla violenta risposta delle forze di polizia sempre più persone si sono unite alla protesta lamentandosi di un governo che, come durante i governi militari di quarant’anni fa, sta tornando ad essere uno stato di polizia.

Da quasi un mese, i manifestanti di “OccupyTaksim” hanno trascinato nella loro protesta molte città della Turchia: Ankara, Mersin, dove il 20 giugno sono iniziati i Giochi del Mediterraneo, Smirne sono state sconvolte dai violenti scontri contro le forze governative, armate di lacrimogeni e gas urticanti. Quattro sono le vittime secondo le autorità, molte di più secondo le associazioni di medici volontari che, dal 30 maggio, soccorrono i turchi che protestano contro il primo ministro Erdogan.

Per pochi alberi. O c’è altro?

La donna in rosso

un poliziotto investe con lo spray urticante Ceyda Sungur (fonte: guardian.co.uk)

un poliziotto investe con lo spray urticante Ceyda Sungur (fonte: guardian.co.uk)

Un vestito rosso a maniche corte e una borsa di stoffa bianca. I capelli corti, a caschetto, le coprono il volto piegato per proteggersi dagli idranti della polizia turca a Gezi Park. Ceyda Sungur è stata avvolta da una nuvola di gas urticante e, ora che è conosciuta come “la donna in rosso”, è diventata uno dei simboli della rivolta di piazza Taksim iniziata lo scorso 28 maggio.

Il suo ufficio, nell’Università di Istanbul, si trova vicinissimo all’area verde al centro della città invasa, negli ultimi anni, da palazzi e cemento. Insieme a centinaia di giovani, anziani, genitori con bambini, anche Ceyda Sungur si trovava nel parco per difendere quegli alberi messi in pericolo dal progetto di riqualificazione dell’area che comprende la costruzione di un grande centro commerciale.

Ceyda Sungur si rifiuta, però, di diventare l’icona della protesta. «C’erano circa 50 persone nel parco quando la polizia, per prima, ci ha attaccato. Tra me e loro non c’è alcuna differenza».

Il volto di Ceyda Sungur, diventata un simbolo della protesta (fonte: repubblica.it)

Il volto di Ceyda Sungur, diventata un simbolo della protesta (fonte: repubblica.it)