A sostegno di Erdogan

Manifestanti durante la manifestazione pro Erdogan all'aeroporto di Istanbul il 6 Giugno 2013 (fonte: reuters)

Manifestanti durante la manifestazione pro Erdogan all’aeroporto di Istanbul il 6 Giugno 2013 (fonte: reuters)

Non solo manifestazioni contro Erdogan: in piazza Taksim si sono sentite anche voci a sostegno del primo ministro turco. La BBC le ha raccolte.

Caner Özdemir, 30, sviluppatore di software, dice “L’economia turca è notevolmente migliorata in 10 anni. Abbiamo avuto una serie di governi deboli che sono stati rovesciati in colpi di stato militari, soprattutto se hanno mostrato segni di essere troppo islamici”.

Zeynep Goktas, 27, accademico, (donna), dice: “La protesta contro Erdogan è ingiusta. Più del 50% della popolazione ha votato lui e ha scelto alle ultime elezioni il suo partito”.

Mustafa Kanban, 28, consulente finanziario, dice: “Sono d’accordo sulla politica dell’alcool, come avviene anche in altri paesi europei. Ho votato a favore del governo e penso che abbia avuto successo in molti settori. La nostra economia è più forte di prima. Siamo sulla nostra strada, forse, di diventare membri dell’UE”.

Ayse, Istanbul, dice: “Ho votato per Erdogan due volte, e io sono molto felice con l’attuale situazione economica e democratica in Turchia. Il governo di Erdogan ha cambiato il Paese. So che il 50% dei giovani in Spagna sono disoccupati, conosco la situazione in Grecia e anche in Gran Bretagna. Penso che economicamente stiamo facendo meglio di paesi dell’UE”.

Recep Tayyip Erodgan (fonte: ilsole24ore.com)

Recep Tayyip Erodgan (fonte: ilsole24ore.com)

Turchia: economia emergente

La Turchia è tra i Paesi che hanno conosciuto il maggior tasso di crescita negli ultimi anni e con esso un conseguente innalzamento del reddito medio pro capite. Nell’ultimo decennio si è assistito al rapido sviluppo di una nuova classe imprenditoriale industriale. Questa nuova classe ha costituito la base dell’elettorato del Primo Ministro Erdoğan. Il grande dinamismo dell’economia turca ha permesso al Paese una pronta ripresa dopo la crisi internazionale del 2008/09, e dopo un calo pari al 4,7% del 2009, nel 2010 il trend di crescita si è decisamente riconfermato, con un aumento del PIL al 9%, ed e’ ulteriormente proseguito nei primi nove mesi del 2011 ad un tasso del 9,6%. I dati di Trading Economics parlano di un aumento +4% del PIL nel 2012, gli investimenti provengono da tutto il mondo e per il momento la grande penisola sta vivendo un boom simile a quello italiano negli anni ’50. Questo sviluppo però sembra trascinare due grosse zavorre: la prima riguarda il fatto che la quasi totalità degli investimenti è fatta ad Istanbul, Izmir ed Ankara nel tentativo di creare dei grossi centri urbani su cui poter attirare ulteriori investimenti. Il flusso migratorio che negli ultimi 50 anni ha portato 11milioni di persone a Istanbul è tutt’altro che interrotto. È quasi sorprendente pensare a una città (nel 2010 già la 4° più popolosa al mondo) dove basta spostarsi anche solo di 20 km dalla zona storica per ritrovarsi in quartieri poverissimi.

La Turchia è annoverata tra le “next eleven economies”, la classifica stilata dalla casa d’affari Goldman Sachs che comprende le economie che si affermeranno nel 21esimo secolo. Attualmente è la 17esima economia del mondo sulla scorta di un processo di liberalizzazione e privatizzazione dell’industria e dei servizi cominciato negli anni Ottanta, quando il controllo delle imprese maggiori e delle infrastrutture era riservato allo stato in un contesto di economia mista.

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Turchia Vs Germania (Dati e grafica: Fmi)

Parallela all’impetuosa crescita economica è la pericolosa inversione del processo democratico. Micheal Rubin sul National Review scrive che

“il primo ministro Erdoğan ha trasformato la Turchia da una democrazia imperfetta basata sulle regole della legge civile in uno stato sempre più dittatoriale guidato dalla religione”.

Turchia – Ministero degli Affari Esteri – Rapporto Congiunto Ambasciate/Consolati/ENIT 2013

Turchia: Economia emergente (Rapporto ICE-Agenzia per la promozione all’estero e l’internazionalizzazione delle imprese italiane)

L’uomo in piedi

Erdem Gunduz, rimasto 13 ore in piedi per protesta (fonte: panorama.it)

Erdem Gunduz, rimasto 13 ore in piedi per protesta (fonte: lettera43.it)

E’ iniziato come un gesto isolato e solitario, ma ha dato vita a una rivolta silenziosa. Nella notte tra il 17 e il 18 giugno Erdem Gunduz, un coreografo turco, si è fermato  in piazza Taskim, proprio mentre stava iniziando l’ormai rituale concerto di clacson contro Erdogan, ha posato la borsa per terra e, in piedi e in silenzio, ed è rimasto lì. Per quasi otto ore ha fissato il grande ritratto di Ataturk, ripreso dalla tv Halk che per cinque ore lo ha mandato in diretta aprendo un dibattito con le migliaia di telespettatori estasiati da tanto coraggio. La polizia ha aspettato, non sapendo come reagire, ma alla fine ha arrestato sia Gunduz che tutti coloro che gli hanno portato acqua o cibo. La foto dell’”uomo in piedi” ha fatto il giro della Turchia, Ankara, Smirne, Antalya, Antiochia. Centinaia di persone si sono immobilizzate, silenziose, su piazza Taksim.200 sono state le persone arrestate ad Ankara e Smirne. A Sivas alcuni ragazzi si sono bloccati davanti all’Hotel Madimak, dove nel 1993 una folla inferocita di islamici radicali aveva bruciato vivi 35 intellettuali alawiti. Tre Uomini in Piedi si sono fermati davanti alla redazione di Agos dove nel 2007 è stato ucciso il giornalista armeno Hrant Dink, 4 avvocatesse si sono immobilizzate nel tribunale di Caglayan a Istanbul, e 4 deputati curdi lo hanno fatto in parlamento a Ankara.

Erdogan: chi è e cosa ha fatto negli ultimi 11 anni

Recep Erdogan

In questi giorni non si è parlato molto della figura di Recep Erdogan, né della sua singolare storia politica. Scorrendo la lista dei provvedimenti illiberali presi dal premier turco negli ultimi anni, si potrebbe pensare che le democrazie occidentali gli siano da sempre ostili.Falso: per lungo tempo gli USA hanno definito la Turchia di Erdogan un modello di democrazia da seguire per tutti gli Stati mediorientali, intrattenendovi solidi rapporti. Non solo: la Turchia è da tempo inserita nel sistema NATO, e la procedura ufficiale per il suo ingresso nell’Unione Europea, previsto per il 26 giugno scorso e rimandata a causa delle proteste delle ultime settimane, sarà avviata ufficialmente a ottobre.

Ex giocatore di calcio professionistico, laureato in economia e commercio, fervente musulmano nella vita privata ma rappresentante dell’Islam moderato in politica, e politico più importante della storia democratica turca.

Ecco Chi è Recep Erdogan

La leggenda del pianista su Istanbul

Davide Martello con il suo pianoforte davanti il mausoleo di Ataturk (fonte: europaquotidiano.it)

Davide Martello con il suo pianoforte davanti il mausoleo di Ataturk (fonte: europaquotidiano.it)

Al 17esimo giorno di rivolta, davanti il mausoleo di Ataturk è arrivato un pianoforte. Davide Martello, nato in Germania da genitori italiani, ha iniziato a suonare il suo piano, circondato da sempre più persone. Persino la polizia che, in assetto antisommossa, circondava il mausoleo, si è levata i caschi e si è rilassata. i video delle musiche suonate da Martello, Bella ciao, O sole mio, Imagine, sono stati postati su You Tube e hanno fatto il giro del mondo. Purtroppo la favola della musica che calma la violenza è durata poco: il 16 giugno, dopo aver attaccato la folla con lacrimogeni, la polizia ha requisito il pianoforte.

«Mi hanno tolto tutto, mi hanno tolto la voce. Non so dove sia finito il mio pianoforte». Così Davide Martello, tra le lacrime, ha commentato la scomparsa del suo piano. « Voglio solo far passare un concetto: «Just relax. Relax and love, and peace».

Erdoğan e l’Europa

Percentuale di preferenze nelle due precedenti consultazioni
Era il 2002: Recep Tayyip Erdoğan si presentava in campagna elettorale con il “Partito per la giustizia e lo sviluppo” (Akp, Adalet ve Kalkinma Partisi ). Una novità rispetto agli altri partiti che, come lui, partecipavano alle elezioni: molto più concreto, meno nazionalista, attento alle libertà religiose e culturali. Sostenitore dell’integrazione con l’Europa, passaggio necessario per una vera riforma del Paese. La sua politica ha convinto l’Europa ad avviare, nel 2005, il processo sui negoziati di adesione all’Ue. Adesione come “antidoto allo scontro di civiltà”, sosteneva Erdogan che si presentava come leader di un partito “democratico-mussulmano”.
I rapporti con l’Unione Europea, però, si sono lentamente raffreddati. Per difendere tutte le libertà religiose, l’Ue ha attaccato alcuni simboli dell’islamismo, come il velo delle donne. Nel 2005, poi, la Francia ha imposto alla Turchia trattati di unione doganale vissuti come un affronto dall’antico paese ottomano, una limitazione dell’autorità nazionale.
E anche oggi, dopo gli scontri di piazza Taksim, la situazione non è cambiata. Il premier turco invia a Bruxelles, che aveva condannato la violenza della polizia contro i manifestanti, un messaggio molto forte:

“Non riconosco questo parlamento dell’Unione europea”.

Erdogan anzi, secondo quanto riportato dall’agenzia Anadolu, ricorda che per il Paese le indicazioni non sono vincolanti.

“La Turchia non è un paese la cui agenda politica può essere definita da altri. La Turchia oggi definisce da sé la sua agenda politica”.

Immediate le reazioni delle istituzioni europee.

“Invece di screditare il Parlamento europeo, mi piacerebbe che Erdogan contribuisse a ristabilire la pace nel suo Paese”, risponde il Presidente Martin Schulz.

Il premier turco

“deve sapere – aggiunge – che è la Turchia a volere entrare nell’Unione europea e non viceversa”.

Dal 2005 Ankara negozia l’adesione all’Ue, un percorso che, lascia intendere Schulz, potrebbe essere messo seriamente in discussione da atteggiamenti come questi:

“Chi vuole essere membro dell’Unione europea ha bisogno di adeguarsi ai suoi standard, ciò include un aperto dibattito internazionale sulla ‘governance’ del paese candidato”.

Approfondimento: TURCHIA: Dopo Gezi, Erdogan contro l’Europa